La questione gramsciana

gramsci

– di LUCIANO PELLICANI –

Con Gramsci conteso ( Editori Riuniti University Press ) , Guido Liguori ha messo a disposizione degli studiosi una utilissima mappa per orientarsi nel vasto labirinto costituito dalle innumerevoli interpretazioni del pensiero politico del celebre autore dei Quaderni del carcere. Ma ha anche oscurato gli aspetti più inquietanti della sua concezione del comunismo . Fra i quali, la brutale teorizzazione della rivoluzione come purificazione sanguinaria della società borghese. Essa fu condensata con le agghiaccianti parole da lui scritte sull’”Ordine Nuovo” nel dicembre 1919 : “ Gli avvenimento del 2-3 dicembre sono un episodio culminate della lotta delle classi. La lotta non fu tra proletari e capitalisti…ma tra proletari e piccoli e medi borghesi …, la peggiore, la più vile , la più inutile , la più parassitaria : la piccola e media borghesia , la borghesia intellettuale …la borghesia dei funzionari pubblici padre-figlio , dei bottegai , dei piccoli proletari industriali e agricoli, commercianti in città , usurai nelle campagne. Questa lotta si è svolta nell’unica forma in cui poteva svolgersi : disordinatamente , tumultuosamente , colme una razzia condotta per le strade e per le piazze al fine di liberare le strade e le piazze da una invasione di locuste putride e voraci. Ma questa lotta , indirettamente sia pure , era connessa all’altra lotta , alla superiore lotta fra proletari e capitalisti : la piccola e media borghesia è infatti la barriera di una umanità corrotta , dissoluta , putrescente con cui il capitalismo difende il suo potere economico e politico, umanità servile , abietta, umanità di sicari e di lacché , divenuta oggi la serva padrona : espellerla dal campo sociale , come si espelle una volata di locuste da un campo semidistrutto , col ferro e col fuoco, significa alleggerire l’apparato nazionale di produzione e di scambio da una bardatura che lo soffoca e gli impedisce di funzionare , significa purificare l’ambiente sociale e trovarsi contro l’avversario specifico : la classe dei capitalisti proprietari dei mezzi di produzione e di scambio”.

Chiaramente, Gramsci aveva ben compreso il significato della rivoluzione che i bolscevichi stavano facendo in Russia : la purificazione della società sterminando la borghesia ( la piccola come la grande ) attraverso l’instaurazione del terrore di massa . E , infatti, non appena Lenin si era impossessato del potere con quel fortunato golpe passato alla storia con il nome di Rivoluzione d’Ottobre , egli inviò ai suoi segaci direttive del seguente tenore : “ Instaurare subito il terrore di massa”; “Ripulire il suolo della Russia di qualsiasi insetto nocivo, delle pulci : i furfanti; delle cimici: i ricchi, ecc. “; “Deportare in massa i menscevichi”; “Agite con la massima decisione contro i kulaki e la canaglia socialista-rivoluzionaria”; “Guerra a morte ai ricchi e ai loro reggicoda , gli intellettuali borghesi”. Ancora più significativo il fatto che il carismatico leader del bolscevismo mondiale – di cui Gramsci era uno dei capi di maggior prestigio – nel 1922 inviò una lettera a Stalin con la quale gli ricordava quale era la “missione storica” del Partito comunista: “Noi purificheremo la Russia per molto tempo . Ciò dovrà essere fatto sul campo ”.

E’ vero che , constatato il fallimento internazionale della “guerra di movimento” , Gramsci indicò nella “guerra di posizione” la lunga via per giungere alla trasformazione rivoluzionaria della società e che , nel carcere, elaborò la teoria dell’egemonia tutta centrata sul ruolo pedagogico del Partito comunista ; il quale , prima di conquistare il potere, doveva conquistare il consenso delle masse con mezzi assolutamente pacifici. Ma ciò non significa punto che egli si sia convertito ai valori laici del socialismo liberale e riformista. Tutto il contrario : in lui rimase ferma l’idea che ”il socialismo era la religione che avrebbe ammazzato il cristianesimo ” e, conseguentemente , egli rimase fedele alla sua giovanile visione totalitaria della Città futura sino a teorizzare, con una chiarezza offensiva , la natura divina del Partito comunista cos’ esprimendosi : “Il moderno Principe , sviluppandosi , sconvolge tutto il sistema di rapporti intellettuali e morali in quanto il suo sviluppo significa appunto che ogni atto viene concepito come utile o dannoso , come virtuoso o scellerato , solo in quanto ha come punto di riferimento il moderno Principe stesso e serve a incrementare il suo potere o a contrastarlo. Il Principe prende il posto nelle coscienze della divinità e dell’imperativo categorico”.

Luciano Pellicani

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “La questione gramsciana

  1. I brani di Gramsci che Pellicani cita sono in contraddizione stridente. Pellicani ricorda le pagine di Gramsci che sono una chiara asserzione di democrazia. Possibile che, proprio Gramsci, così scrupoloso, col brano sul “moderno Principe” contraddica la dottrina democratica dell’egemonia e del consenso attivo da lui sostenuta? Io do a quel brano un’altra interpretazione che non contrasta con i Quaderni.
    Gramsci nota che la vita politica si va evolvendo con l’allargamento del suffragio e con la nascita di partiti organizzati al posto delle clientele ed in questa trasformazione, con l’enfasi che spesso lo distingueva vide la nascita di “un moderno Principe”. Ma la teoria “democratica” dell’egemonia non è rinnegata.

Rispondi