Il baro, il fesso e il complice

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– di RICCARDO CAMPA –

C’era una volta un gruppo di villaggi che si sfidavano a poker. Giocavano soldi. Molti soldi. Ogni villaggio eleggeva i propri giocatori-rappresentanti e affidava loro i soldi della comunità. Era dunque importante cercare di mandare al tavolo di gioco i giocatori più abili. Tra questi villaggi ce n’era uno che vinceva sempre, o quasi. Lo chiameremo “villaggio A”. Tutti gli altri villaggi (B, C, D, E) guardavano al villaggio A come un modello. Dicevano: «Il villaggio A vince sempre perché ha trovato un modo infallibile per scegliere i giocatori più abili»; «No, non è questione di giocatori, ma di strategia di gioco. Loro giocano meglio perché sono più liberi. Noi ci siamo dati ulteriori regole che non sono nel regolamento. Dobbiamo fare come loro, snellire le procedure». E così per decenni. Un giorno si scopre che il villaggio A vince sempre perché bara. I giocatori di A sanno sempre che carte hanno in mano gli altri.  Si scopre il trucco, perché un cittadino di A lo svela al mondo. La rivelazione viene proprio da un addetto a sbirciare le carte degli altri. Ritiene questa pratica immorale e spiffera tutto per alleggerire la propria coscienza. Immediatamente tutti i villaggi raggirati gridano allo scandalo. Si arrabbiano i giocatori-rappresentanti e i cittadini comuni che hanno perso i loro soldi. Un rappresentante del villaggio B dice: «Barare è un crimine e i responsabili saranno perseguiti». Un rappresentante del villaggio C dice: «Pensavamo fossero amici… nulla sarà più come prima». Un rappresentante del villaggio D dice: «Ecco come facevano a prevedere ogni nostra mossa! Che fessi che siamo stati…».

Tutti i villaggi annunciano il proprio ritiro dalla gara che, essendo truccata, non ha più alcun senso. Tutti, meno uno. Stranamente i rappresentanti del “villaggio E” minimizzano, negano, dicono che non è successo nulla e si preparano a puntare i pochi spiccioli rimasti. Dal canto loro, i cittadini del “villaggio E” reagiscono in ordine sparso. C’è chi, come sempre, si disinteressa della questione: «È un gioco più grande di noi, non immischiamoci nella faccenda». C’è chi dice: «Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdàmocce o ppassato». C’è chi pensa: «Ma sono fessi cronici? Capisco farsi fregare quando ancora non si sapeva nulla, ma ora?». C’è chi malignamente replica: «Fessi? Vorrai dire complici. Forse si prendono una fetta del bottino». E c’è chi rincara la dose: «Ma quale bottino? Questi sono tutti ricattati. Continuano a giocare facendo i pesci nel barile per evitare ritorsioni. I fessi siamo noi che mandiamo ancora al tavolo di gioco gli stessi rappresentanti a sperperare i nostri soldi».

Parole, parole, ma ai rappresentanti del villaggio E quello che pensano i concittadini importa assai poco. Tanto verranno rieletti. E il gioco continua.

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti (e in corso di accadimento) è puramente casuale.

Riccardo Campa

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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