Le contraddizioni del PD

labour2L’anomalia italiana: in Europa ci sono il Partito popolare (in Germania CSU-CDU) che, grosso modo, esprime l’elettorato conservatore e moderato e i partiti socialdemocratici, socialisti o laburisti i quali esprimono, nell’insieme, l’elettorato progressista. In Italia esiste un centrodestra collegato intimamente alla persona di Silvio Berlusconi che è un populista/conservatore (dei suoi patrimonii anzitutto) e c’è un centrosinistra che fa capo al Partito Democratico. Poi un terzo polo, divenuto decisamente importante, il M5S, per me più anti-parlamentare che extra-parlamentare (vedremo). Oltre che necroforico visto che Grillo parla di “morte del Parlamento”, “morte del 25 aprile”, “morte del 1° Maggio”…Urgono amuleti.

Ora, il Pd è nato anni fa dalla fusione di popolari, ex democristiani, ex comunisti ed anche ex socialisti (altri però sono andati con Berlusconi), ma, pur essendo cresciutello, esso risulta ancora di incerta natura. Al punto che in Europa non fa parte della famiglia dei partiti socialisti. Quanti si oppongono ad una simile appartenenza (Bindi ma pure Veltroni, un tempo Rutelli) sostengono che essa sarebbe impropria perché il Pd è “più avanti” , rappresentando “un superamento delle socialdemocrazie”.

Un tempo i comunisti italiani si ritenevano “più avanti delle socialdemocrazie” che, come la Spd o il Psoe avevano ripudiato in un congresso di rifondazione il marxismo-leninismo. Nella pratica il Pci – ad esempio nella versione emiliana – si comportava quale forza socialdemocratica, mantenendo però il centralsimo democratico e l’orrore per le correnti. Insomma, mai i suoi dirigenti avrebbero accettato di “morire socialdemocratici” e però alla sua sinistra (vedi Manifesto) si protestava di non voler “morire democristiani”. Dai che te dai, siamo arrivati al punto che abbiamo un governo neo-democristiano (nella sua parte più nobile) e che, per non voler “morire socialdemocratici”, stando ai sondaggi rischiamo seriamente, per un altro pezzo di storia, di “vivere (si fa per dire) berlusconiani”. Uno splendido risultato. Ma non valeva la pena di provare ad essere, sul serio, per la prima volta dopo il 1921, socialdemocratici o laburisti?

Vittorio Emiliani

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

3 thoughts on “Le contraddizioni del PD

  1. Avrebbe voluto dire dare storicamente e politicamente ragione ai socialisti (e in particolare a Craxi) e questo mai e poi mai… o sbaglio?

  2. La verità è che Craxi politicamente ha avuto ragione su tutti i fronti.Il socialismo riformista in Italia poteva e doveva essere a guida socialista.La liquidazione politica di Craxi e del partito socialista per via giudiziaria ha lasciato in Italia un grande vuoto che il PD non può e non potrà mai colmare perchè erede di culture e tradizioni politiche diverse.

  3. Rispetto alla situazione italiana contemporanea, mi sembra si guardi con malcelata nostalgia o invidia a altre situazioni nel tempo e nello spazio in cui una presenza socialista esisteva o esiste. Ma a mio avviso proprio la situazione italiana, in cui poco c’è da perdere e non esiste la necessità immediata di governare l’esistente, dovrebbe consentire di ripensare in termini un po’ più critici un ciclo laburista-socialdemocratico che mi sembra non meno concluso di quello marxista-leninista, e altrettanto incapace di approfittare delle contraddizioni di un capitalismo largamente mutato. Un ripensamento magari un po’ più radicale di una mera difesa del welfare e della regolamentazione dei mercati nell’ambito della società dominata da quest’ultimo…

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