Due modi diversi di andare “oltre la destra e la sinistra”

Il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle sono due formazioni politiche relativamente nuove, essendo nate rispettivamente il 14 ottobre 2007 e il 4 ottobre 2009. I due “partiti” hanno più o meno la stessa forza elettorale, intorno al 25% dei consensi, con una leggera prevalenza del M5S. Sono nati in modo molto diverso. Il primo ha avuto una lunga gestazione che comincia con l’Ulivo di Prodi, se non si vogliono addirittura far risalire i primi germi al compromesso storico tra DC e PCI. Il secondo nasce e cresce in poco tempo. Il primo nasce dalla fusione di due apparati, quello dei Democratici di Sinistra, ereditato dal PCI, e quello della Margherita, ereditato dalla DC. Il secondo nasce dal nulla, intorno al blog di Beppe Grillo. Entrambi i partiti cercano una nuova via, al di fuori del paradigma destra/sinistra. «Siamo riformisti, non di sinistra», dice Walter Veltroni a El Pais, nel 2008, subito dopo la nascita del partito. «Il M5S non va a destra o a sinistra, ma avanti», dice Beppe Grillo nel “Comunicato politico numero quarantotto” del 23 ottobre 2011. Dunque ci sono similitudini, insieme ad alcune differenze basilari.
L’aspetto davvero interessante sul piano politologico è che il M5S riesce a diventare il primo partito d’Italia, scavalcando il PD, in pochissimi mesi, prendendo a calci i media tradizionali (invece di elemosinare presenze sui giornali o lamentarsi per l’esclusione dai salotti televisivi come fanno altri partiti), rinunciando al finanziamento pubblico ai partiti, non disponendo di alcun apparato o clientela, e insultando i poteri forti (invece che cercare di mostrarsi “affidabile”). Una strategia esattamente opposta a quella del PD, che sembra scegliere la via più “razionale”: se si hanno tanti soldi, tanti giornalisti dalla propria parte, tanti apparati di potere e clientele, il benestare dei poteri forti, si dovrebbe vincere più agilmente. Invece, ci troviamo di fronte al classico caso di “conseguenze inattese di azioni volontarie”, concettualizzato dal sociologo Robert K. Merton intorno alla metà del XX secolo.
Perché avviene il sorpasso? Non è solo una questione di nuovi mezzi di comunicazione. Anche il PD usa internet, oltre a tutto il resto. E, a ben guardare, Grillo ci propone una campagna elettorale stile anni Settanta, nelle piazze, tra la gente. La vera differenza è nelle idee. Le due strategie producono infatti due modi molto diversi di andare “oltre la destra e la sinistra”.
Avendo inglobato apparati e dirigenti provenienti da mondi diversi – cattolici e laicisti, imprenditori e sindacati, banchieri e lavoratori, filopalestinesi e filoisraeliani, filoamericani e antiamericani, ecc. – tramite un processo di “fusione fredda”, il PD può tenere insieme tutto soltanto al prezzo di non dire alcunché. Non può dire chiaramente “qualcosa di sinistra” o “qualcosa di destra”, perché perderebbe immediatamente pezzi. Si frantumerebbe. Perciò, la presenza di Silvio Berlusconi è stata finora provvidenziale. Il pericolo esterno ha consentito di non affrontare i nodi ideologici. Si badi che quella del PD è una strategia, non una tattica. Quando se ne sono andati i teodem (Binetti, Rutelli, Carra, Lusetti, ecc.), il PD ha cercato di assorbire altri cattolici che colmassero il vuoto. Si pensa sempre a livello di apparato, mai di elettorato, pensando che il secondo segua necessariamente il primo.
Diversa è invece la strategia dei Cinque Stelle, i quali si pongono oltre gli steccati dicendo “qualcosa di destra” e “qualcosa di sinistra”. A volte confusamente, ma – a quanto pare – in modo proficuo. Beppe Grillo dice cose che possono piacere ad entrambe le estreme: l’Italia agli italiani, taglio dei costi della politica, via i corrotti dal Parlamento, reddito di cittadinanza, nessuno deve rimanere indietro, riprendiamoci la sovranità monetaria, rinegoziamo il debito, via le basi americane dall’Italia (la seconda guerra mondiale è finita 70 anni fa), ritiro dei militari dall’Afghanistan, taglio degli F 35, via il governo dei banchieri, scuola pubblica, sanità pubblica, acqua pubblica, nuovo modello di sviluppo, rapporto 1/12 delle retribuzioni tra dipendente e top manager (e non 1/1000 come ora), credito alle piccole e medie imprese, basta soldi ai giornali di regime, sciogliamo i sindacati, potere diretto ai lavoratori, autogestione delle fabbriche fallite, ecc. Ecco perché lo votano i comunisti come i fascisti, i destrorsi come i sinistrorsi, i delusi del PDL come i delusi del PD. Ognuno trova nel programma qualcosa che gli piace, qualcosa che gli scalda il cuore, qualcosa a cui aggrapparsi. E non c’è pericolo che si frantumi l’apparato, perché non c’è apparato. C’è solo un capo. Anzi, due.
Come ho già scritto sul questo blog, in tempi non sospetti (vedi: “Sul Movimento 5 stelle”, del 23 maggio 2011), è falsa la tesi che il movimento grillino è qualunquista, senza programma, meramente protestatario. Falsa e pericolosa, perché impedisce al centrosinistra di capire dov’è il suo vero problema, la sua malattia. In realtà, Grillo e Casaleggio hanno un programma politico più “forte” – in termini politologici – di quello del PD. Il limite di questo movimento è semmai nella qualità dei candidati, ora parlamentari, che magari sono persone rispettabilissime sul piano morale, ma non hanno grande conoscenza delle istituzioni e dei processi politici. Perciò, la mossa più abile di Grillo e Casaleggio è stata quella di non mandarli nei salotti televisivi, perché avrebbero probabilmente vanificato gli sforzi dei due leader.
In conclusione, la strategia del PD – il rimanere sul vago, il non dire nulla di preciso – può essere vincente in un periodo storico in cui l’economia va bene, in cui c’è crescita, benessere diffuso. Se invece c’è crisi, rabbia, sofferenza, incertezza, ha sicuramente più successo una narrazione estremista di destra-sinistra, rispetto ad una narrazione inconsistente di nondestra-nonsinistra.

Riccardo Campa

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Due modi diversi di andare “oltre la destra e la sinistra”

  1. Le firme in questo blog sono alla fine, ma è difficile non accorgersi a partire dalla quinta riga che un contributo è di Riccardo Campa. Come sempre un pezzo acuto, ficcante, e senza paura di dire che il re è nudo.

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