Conformismo e matrimonio omosessuale

Matrimonio omosessuale? Chi lo vuole è succube di un vieto conformismo progressista. Ecco il chiodo fisso di Galli Della Loggia, che elogia Ebraismo e Cristianesimo (strano che ignori l’Islam), bastioni del politically correct conservatore. Le religioni abramitiche diffondono idee “che la vulgata democratica qualifica come reazionarie” – idee che, invece, lui giudica civili. L’uomo e la donna sono fatti l’un per l’altra. Per dirla con Ratzinger, “la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Gran Rabbino di Francia, Bernheim: “la dualità dei sessi appartiene alla costruzione antropologica dell’umanità” (e chi l’ha mai messo in discussione?). Lo dice la Rivelazione dai tempi di Mosè. Lo dice il racconto della Genesi. Adamo era un uomo; Eva una donna. Quindi è ammissibile solo il matrimonio eterossessuale.
I conservatore non credenti, o teo-con, fanno causa comune con ebrei e cattolici tradizionalisti perché la pensano allo stesso modo: il sesso (e/o la sessualità?) è un fatto puramente naturale, biologico. Non è una costruzione culturale, storicamente determinata, come vaneggiano i progressisti e i “liberal”. Questa visione tradizionalista va rispettata. Purché chi la argomenta non tenti di imporla agli altri. Il che però è proprio ciò che le religioni abramitiche intendono fare.
C’è una “lotta di egemonie culturali” tra conservatori teo-con e modernisti. Io parteggio per i modernisti, che sono in sintonia con il liberalismo. Chi professa idee liberali, pensa che nessuno abbia ragione sempre, e in maniera assoluta. La verità (se esiste) emerge dal dibattito, dalla libera circolazione di idee contrastanti nella società civile. L’importante è tener fermo il principio che lo Stato è neutrale. Che si discuta sull’omosessualità e sull’antropologia cristiana, dunque. Ma che lo Stato non tenti di educare i cittadini secondo una morale piuttosto che un’altra.
La posizione liberale classica è il compromesso più nobile – il più equilibrato – tra destra e sinistra. Ma i teo-con, o atei reazionari, pur di sconfiggere i progressisti, si sono alleati con i nemici irriducibili del liberalismo. Credono che le idee del Papa e del Gran Rabbino siano conformi alla Natura e alla Ragione. Fides et ratio. Lo Stato e la società civile devono rispecchiare la gerarchia naturale rivelata dalle religioni abramitiche. Secolarizzazione e modernità sono nemici dell’ordine sociale. Il matrimonio omosessuale causa disgregazione. Ergo: il senso comune ebraico/cattolico (quello che ha l’imprimatur delle gerarchie e delle correnti reazionarie) deve farsi legge pubblica. Una visione totalizzante.
Nell’argomentazione teo-con c’è un grumo anti-democratico. Si nega il problema “dell’eguaglianza dei diritti”. E se ne afferma un altro, immaginario: la confusione “sulle identità e sulle genealogie”. I progressisti, insomma, fomentano il caos: il matrimonio omosessuale va “a scapito dell’interesse generale e a vantaggio di quello di un’infima minoranza”, che è quella gay. Ma chi stabilisce qual è l’interesse generale? I cittadini, mediante il voto. In una democrazia liberale, però, la maggioranza non può prevaricare sulle minoranze. Ecco perché gli omosessuali devono essere titolari di diritti. Dire che questo lederebbe i diritti degli eterossessuali, è una bestialità. Degna degli integralisti islamici: in Arabia Saudita tutte le donne devono avere il capo coperto, incluse le cristiane: lo hanno decrato i sunniti, che sono in maggioranza.
L’unica differenza antropologica è quella tra libertari e integralisti. Come c’è la liberta di religione, dev’esserci anche la libertà dalla religione. Libertà di convertirsi; libertà di essere atei e laici. Noi liberal-socialisti non imponiamo nulla a nessuno. Non vogliamo l’ateismo di Stato. Se governiamo noi, i cattolici continuano a praticare il loro culto e a fare proselitismo. Se prevale invece il partito zelota, dei religiosi fanatici, la religione diventa un fiume in piena, che rompe gli argini. Gli omosessuali vengono bollati come individui degeneri o mutazioni bizzarre nell’ordine naturale del Creato. E la legge dello Stato li punisce o discrimina.

Postilla su Fides et ratio: anch’io sono dotato di ragione. E trovo irrazionale postulare che il Papa o il Gran Rabbino abbiano il monopolio della verità. Non metto in dubbio la loro autorità, anche intellettuale. Inveire contro gli uomini di fede è da stupidi. Il dialogo tra laici e religiosi arricchisce la cultura. Su un punto però non transigo: ogni essere umano, qualunque veste indossi, può/deve essere criticato. Per affermare questo principio sono morti, nel corso dei secoli, tantissime persone. E ancora ne muoiono, nel mondo islamico. C’è la parola di Dio. E ci sono le interpretazioni della parola di Dio, opera di uomini e donne fallibili. Su quali basi si fonda la condanna cattolica del matrimonio omosessuale? Si invoca ciò che Cristo si presume pensasse in materia. Dai Vangeli non traspare una visione omofobica. Anzi, si può presumere, ben più ragionevolmente, che Cristo – colui che salvò una prostituta dalla lapidazione, e colui che voleva donne peccatrici accanto a sé – fosse (e sia) un rivoluzionario, un anti-tradizionalista, un socialista. Cristo ha inveito molto di più contro i ricchi e gli ipocriti che non contro gli adulteri e le prostitute, che perdonava con facilità.
Dobbiamo interagire col cristianesimo (noi che ci siamo nati dentro). Ratzinger ha detto anche cose giuste: il capitalismo selvaggio genera povertà e ingiustizia; la social-democrazia ha recepito i principi del cistianesimo sociale. Ma quando si allontana dal Vangelo e si affida alla Tradizione, ecco che fa capolino il reazionario. Che il Papa dimentichi l’immaginaria minaccia omosessuale, e predichi il Gesù autentico, quello evangelico. E, gielo garantisco, noi “conformisti di sinistra” saremo al suo fianco.

Edoardo Crisafulli

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Conformismo e matrimonio omosessuale

  1. Mi piace quasi tutto quello che scrive Crisafulli, ma “vieto conformismo progressista” qui ha una sua ragione, solo con l’enfasi su “conformismo”, atteso che semmai è l’enfasi sul riconoscimento civile del matrimonio e sulla sua regolamentazione che andrebbe depotenziata, NON estesa. Nell’attesa, estendiamo pure questo regime alle coppie gay che proprio abbiano come modello la famigliola borghese nucleare ideale del XIX secolo, ma tenendo presente che resta altrettanto ingiustificato discriminare i matrimoni poliandrici e poligamici, a termine, di gruppo, con se stessi, incestuosi tra adulti consenzienti, con i defunti, e quant’altro l’esperienza storica ed antropologica ci consegna. Ciò salvo che appunto il conformismo imperante da cui parte della cultura gay non è certo estranea non ci spieghi perché una qualsiasi coppia, uguale o diverso che sia il sesso dei suoi partecipanti, debba essere legalmente trattata in modo sistematicamente diverso da un ménage à trois.

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