L’ascesa di Hollande all’Eliseo, sia pur con un margine piu ristretto rispetto alle previsioni, è stato il segnale più forte dello spostamento a sinistra, con varie e differenti declinazioni, dell’elettorato europeo.
In Gran Bretagna, i laburisti a due anni dalla disfatta delle politiche, sono ritornati ad essere il primo partito con il 38% dei consensi, distanziando di sette punti i conservatori del premier Cameron, messo sempre più in discussione, anche dai suoi alleati liberal-democratici, per la sua compromissione nello scandalo News Corp. Ed Miliband, accusato inizialmente di voler spostare i laburisti troppo a sinistra e di rinnegare il blairismo, ha invece riportato il partito in cima ai consensi.
In Germania, dove tra due settimane si voterà nell’importantissimo Land del Nord Reno Westfalia, il clima sembra essere favorevole ai socialdemocratici: nello Schleswig-Holstein la SPD ha ottenuto praticamente gli stessi voti della CDU (30,6 contro 30,3), che vede però il suo alleato liberale continuare a perdere consensi, mentre i verdi continuano a mietere ottimi risultati a spese della Linke, sempre più in difficoltà, anche per l’affermarsi dei cosiddetti Pirati che sono arrivati vicini alla doppia cifra.
Quest’ultimo risultato si inserisce nel sempre più ampio diffondersi del voto di protesta: se prima la disaffezione verso i partiti si manifestava quasi unicamente con l’astensione, ora forze politiche populiste, sia di destra che di di sinistra, sfruttano il malcontento e le crescenti difficoltà economiche per mietere consensi.
Due settimane fa, al primo turno delle presidenziali francesi, il Front National a destra e la sinistra di Mélenchon hanno riscosso quasi il trenta per cento dei consensi e il loro ruolo nelle legislative del mese prossimo rischia di essere determinante nella formazione di una maggioranza socialista all’Assemblea Nazionale.
In Grecia il crollo dei due partiti tradizionali, Nuova Democrazia e Pasok, che nel 2009 ottennero il 73% dei consensi e che nelle politiche di ieri hanno raccolto un misero 32,5%, è andato tutto a vantaggio di formazioni antieuropeiste (o almeno contro quell’Europa che “impone” accordi) sia di sinistra, che hanno ottenuto il 30%, nelle loro varie denominazioni e sono restie a qualsiasi forma di apparentamento anche fra di loro, sia di estrema destra (e qui inquieta il 6,7% dei neonazisti, che hanno nel loro programma l’installazione di mine antiuomo ai confini con la Turchia per bloccare il flusso degli immigrati).
Attendendo l’esito delle amministrative in Italia e i risultati di grillini, vendoliani e dipietrini e la percentuale degli astenuti…
Alfonso Isinelli
Mi sembra che l’era della rincorsa al centro, delle most loyal oppositions of Her Majesty e dei comitati d’affari distinti solo dalle scelte di marketing in occasione degli appuntamenti elettorali stia felicemente tramontando.
E il fatto che chi si presenta con un’identità forte e si rivolge al popolo anziché agli analisti di borsa, ai media e ai salotti buoni mieta successi mi sembra confortante per tutti coloro che non vogliono “morire tecnici”, e che credono che la sovranità popolare non sia solo un rito di legittimazione ma un valore politico fondante.