J’accuse di un grillo parlante armeno

Se fossi un medico prescriverei una vacanza

a tutti i pazienti che considerano seriamente il loro lavoro”.

B. Russell

Il coté accademico delle teorie economiche, mainstream o eterodosse è indifferente,comincia adrappeggiare i tratti imperscrutabili di qualcosa di detestabile, almenoper coloro che ne avvertono il feroce portato nel carrello della spesa, come dal benzinaio o compulsando il magro cedolino di fine mese. Appartengo a quella ridotta schiera di persone (1) con studi economici che, più che la famosa eutanasia del rentier di Keynesiana memoria, troverebbe di più certo effetto l’eutanasia delle cattedre Universitarie di Economia almeno nelle Facoltà Statali e un drastico programma di razionalizzazione che riporti l’insegnamento di questa disciplina dagli incerti quanto instabili presupposti epistemologici all’interno delle facoltà Morali per un verso o Tecniche dall’altro, pressappoco come accadeva prima che questa disciplina dalle pretese sapienti pretendesse di assimilarsi alle scienze della natura. O Esperti Contabili che sappiano, ma sul serio, far di conto (“i numeri al lotto” sulla crescita, che la premiata ditta “Monti,Fornero&Passera”propalano al popolo bue,sarebbero esilaranti se non scarnificassero all’osso la nuda vita di lavoratori, artigiani, piccoli imprenditori, giovani, disoccupati) o preparati Giuristi che conoscano a fondo il diritto pubblico e privato dell’economia; al più psicanalisti, perché è noto dall’epoca della famosa febbre dei tulipani olandese o della Compagnia del Mississipi di John Law, che le crisi trovano ampio e autorevole riscontro all’interno di quadri clinici di grave squilibrio mentale collettivo. Non ci è bastato sapere che da Joseph Schumpeter a Robert Merton e Myron Scholes quando questi illustri economisti, che andrebbero studiati e spiegati a fondo soprattutto nei loro insuccessi hanno provato ad applicare personalmente quanto insegnavano sono regolarmente falliti, che sia il caso della Banca rilevata da Schumpeter o il fondo speculativo LTCM hedge found che gestivano gli ultimi due, premi Nobel.

Con una scrollata di spalle gli “apprendisti stregoni” di questa disciplina possono comodamente risponderci che le teorie contemplano casi di fallimento del mercato. Quando la “ciambella non riesce col buco” è sempre perché la realtà si rifiuta pervicacemente di essere imbrigliata dentro la “camicia di forza” dei loro “strani modellini”, come spregiativamente li chiamava Stalin, che pure di Econometrica e Pianificazione ne capiva più di qualcosa e non solo per via teorica, purtroppo! E allora ancora alla ricerca, invariabilmente delusi, delle pietre filosofali, “dell’Equilibrio Economico Generale”, “della Produzione di merci a mezzo di merci” “della Trasformazione del Valore in Prezzi” – quest’ultima, pur concettualmente ormai inessenziale, aleggia come una magnifica ossessione nelle menti pensose di chi ancora non ha, con successo, elaborato il complesso della logica aristotelica – Assistiamo alla degenerazione entropica delle analisi che si sforzano di catturare la “realtà” utilizzando il retino smagliato di apparati concettuali in cui l’uomo è assimilato ora ad un agente perfettamente razionale, ovvero a razionalità limitata, oppure con asimmetrie informative, ora ad un risparmiatore ossessionato dall’incertezza e dal rischio – se fosse veramente così tanta gente avrebbe messo al sicuro i suoi risparmi prima di averli visti saccheggiati dalle banche: “Cirio Bond”,”Parmalat Bond”,”Tango Bond”,”Sirtaki Bond”. Alle brutte conforta l’invocazione consolatoria della “caduta tendenziale del saggio del profitto”, quella sì,mette ancora tutti d’accordo. E’ l’Economia della Crisi e si cerca, chi più chi meno, di chinarci come il giunco, aspettando che passi la piena. Questo facciamo. Perché la Politica imbelle ridotta ad ancella di una elite internazionale di demiurghi irresponsabili, si rifiuta codardamente di riprendere, essa, a far girar le carte del Grande Gioco. Il gioco della Politica Democratica.

Non si è ancora compreso a sufficienza che da Alesina a Giavazzi, da Lunghini a Pasinetti per irriducibili motivi che Thomas Khun (2)e poi Feyerabend e ancora Chomsky hanno ampiamente illustrato i ragionamenti accademici finiscono tutti invariabilmente conchiusi dentro una visione in cui l’Uomo è agito dall’Economia in un modo o nell’altro. Non affermo con questo che le teorie economiche siano inutili. Sostengo che non è ragionevole aspettarsi che esse possano, senza un mutamento di paradigma che porti a un nuovo Umanesimo con il contributo concettuale di altre scienze dell’Uomo, la Storia, il Diritto, l’Antropologia, la Psicologia, indicare la via per uscire da una crisi di cui quelle teorie sono state il maglio con cui la società viene scossa. Ancor di più oggi, dopo che le più praticate di esse per decenni, siano Keynesiane o Monetariste, giacciono inerti e mute sul letto d’obitorio a cui la realtà globalizzata le ha definitivamente consegnate . La mappa non è il territorio, e mai lo sarà.

Viviamo dentro questa crisi una più profonda emergenza culturale per affrontare la quale bisogna apprestare tutte le nostre migliori energie intellettuali per dirla con Gramsci. Il Capitale, entità astratta che ai più alti livelli si materializza in quella ristrettissima “casta finanziaria“che sa veramente come gira il mondo” e che non vive di cattedre consente, anzi con perfida strategia unita a senso pratico promuove, è questo il vero volto liberale del Capitalismo, il diritto di tribuna anche ai più eretici; purché stiano nel solco del primato dell’Economia, qualsiasi essa sia, Keynesiana, Monetarista, Sraffiana. Alla Casta finanziaria non gli ne può importar di meno. Preferiscono di gran lunga vederli confinati, tutto sommati innocui, nelle torri d’avorio accademiche, anche perché quando tentano di far qualcosa che assomigli a quello che teorizzano ne sortiscono solo guai.Potrebbe non essere dovuto al caso che uno dei rari economisti che abbia fatto veramente fortuna e che non l’abbia sperperata, con la crisi, la storia economica lo classifica tale senza che lo sia mai stato – ricordano in pochissimi lo conoscono ancora in meno l’irlandese Richard Chantillon, schiatta di geniale imprenditore mobiliare, biscazziere e confidente dei Servizi Segreti di sua Maestà Britannica. Tutte competenze che, come potete immaginare, ora come allora – pensate all’insider trading – contavano e continuano a contare molto di più che conoscere a menadito i classici i neoclassici o gli eretici. Eretici poi? Ma di che?

Vito Antonio Ayroldi

(1) Karl Polanyi sosteneva il principio della ” Indipendenza formale della Ragioneria Contabile  dalla Teoria Economica” cfr. “La grande trasformazione” Einaudi 1984.

(2)Kuhn – La struttura delle rivoluzioni scientifiche – Einaudi 1978

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