Su Roma Capitale il governo comincia male

 

Il primo decreto approvato dal governo Monti è, purtroppo, lacunoso e sbagliato. E’ quello per Roma Capitale. La versione del governo Berlusconi-Bossi era certamente peggiore, ma anche questo non scherza. Esso prevede una sostanziale forma (molto confusa e macchinosa) di gestione alla pari della tutela urbanistica e paesaggistica alle Soprintendenze statali e alla Soprintendenza Capitolina (in questi ultimi anni particolarmente flebile) in una Conferenza dei servizi del tutto inedita. Inedita perché finora le Soprintendenze statali hanno rappresentato l’organismo di ultima istanza sul piano tecnico-scientifico a cui far ricorso in ordine alle decisioni assunte dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione. Tutto ciò non ha impedito che l’Agro romano venisse saccheggiato al punto che si calcola che 12-14mila ettari liberi siano stati cementificati dal solo abusivismo edilizio. Cioè un’area grande quanto l’intero Comune di Bologna. Col decreto precedente per Roma Capitale – approvato anche da Bossi-Maroni-Calderoli che ora insorgono – si faceva di peggio, nel senso che la delega alla tutela era praticamente affidata allo stesso ente Roma Capitale e sottratta a Regione e Stato. Ora li si mette tutti alla pari – è la famosa tutela “concorrente” propagandata da Franco Bassanini, se ben ricordo  – e non si capisce più niente. O meglio si capisce che la tutela e con essa le Soprintendenze statali vanno a farsi benedire, per essere delicati.

Vittorio Emiliani

 

Ps: all’ultimo punto del decreto legislativo si compie un’altra nefandezza, si attribuisce l’autonomia gestionale al Teatro dell’Opera (notoriamente una fabbrica di passivi, con pochi spettacoli l’anno e bilanci sempre pericolanti o in rosso), mentre la si nega alla Accademia Nazionale di Santa Cecilia (notoriamente coi bilanci a posto, con entrate proprie superiori al 50%, con una attività intensissima a Roma e all’estero). Vi pare poco?

 

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