Le bateau ivre

Normalmente leggo quasi tutti gli articoli della pagina dei commenti del Corriere della Sera “Idee e opinioni”, ma il 26 novembre mi sono rifiutato di leggere il commento di Fukuyama: neanche il titolo. E’ un rifiuto di “indignato”.

Fukuyama si è reso celebre con un libro e una serie di scritti in cui sostenne la “fine della storia”. Fu celebrato in Occidente come l’interprete e l’alfiere dei tempi nuovi del liberismo e del mercato. “Fine della storia”: perché crollato il comunismo nulla si opponeva al trionfo del capitalismo di stampo americano. Heghelianamente è caduta l’antitesi e la storia fatta di tesi e antitesi rimane senza una gamba e muore. Fine della storia, nel senso che il mondo unidimensionale è pacificato: non è più dialettico, ma circolare e possono pacificamente “circolare” capitali e idee, hard e soft ward della globalizzazione americana: il modello unico. Come Roma: urbem fecisti quod prius orbis erat.

Questo fu l’apologo Fukuyama. Quella visione del mondo oggi è ridicolmente a pezzi: e non perché abbia vinto il comunismo: sta perdendo anche in Cina, ma perché il capitalismo è imploso.

Di fronte al disastro del mercato e della globalizzazione si può dire che la storia davvero sta finendo: morto il comunismo, agonizzante il capitalismo, quale sarà l’avvenire, la storia del mondo?

Nuovi paesi emergono dall’arretratezza: la Cina, l’India, il Brasile….Ma non emerge una nuova storia. Quei paesi conoscono forti tassi di crescita economica, ma non incarnano un modello. Sono degli ibridi. Prendete le Cina che è al top dei nuovi aspiranti padroni del mondo: è comunista? No e si. E’ capitalista? Si e no. Ripeto: la loro presenza nel mondo non è un nuovo modello, non fanno storia ma solo tassi di crescita.

La culla della storia moderna, l’Occidente, invece, sprofonda sotto i suoi muri maestri: è il nostro crollo del muro di Berlino? Che cosa ci attende? E’ escluso che possiamo essere invasi dai nuovi barbari: sul piano militare siamo ancora invincibili. Forse la crisi economica non sarà apocalittica. Ma l’Occidente non ha più il primato, lo scettro: il “mirabile” meccanismo del liberismo è un ammasso di ferri vecchi. E sotto la fiaccola della statua della libertà si raccolgono uomini e donne e giovani impauriti, impoveriti e arrabbiati.

Non sono le risorse che mancano: naturali e tecnologiche; manca il modello.

Su questo blog noi sosteniamo che il modello ideale c’è: è il socialismo riformista. Ma è nella mente di noi pochi e poveri sognatori convinti che Marx e Stuart Mills, Prampolini e Rosselli hanno nelle loro pagine le soluzioni di una nuova storia, di una nuova società nella quale la libertà individuale di intraprendere si sposa e si armonizza con le decisioni della democrazia di perseguire sempre nuovi e più alti progetti di convivenza umana.

Giuseppe Tamburrano

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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