Una nuova governance mondiale?

Lo scorso 7 novembre si è tenuto a Roma un interessante convegno sul tema Una nuova governance mondiale? organizzato dal Centro Studi Americani in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti. Il meeting è stato presieduto da Giuliano Amato ed ha visto la partecipazione di Parag Khanna, Gianfranco Pasquino, Marta Dassù, Paolo Guerrieri. In apertura Giuliano Amato ha ricordato come il tema della governance mondiale sia di stringente attualità, a fronte dell’incapacità dei vari leaders nazionali nel trovare nell’ambito del G8 e del G20 una via di uscita dalla crisi mondiale. Amato ha ricordato come nel passato fossero gli Stati nazionali a guidare la formazione delle opinioni delle masse. Oggi invece ci troviamo sempre più di fronte ad opinioni pubbliche trasversali che nascono dal basso: dal 1999, ed in particolare dalla Conferenza WTO di Seattle in poi, una minoranza attiva di cittadini si fa interprete di alcune istanze che circolano a livello mondiale, ponendo questioni di trasparenza e spingendo sulle istituzioni nazionali e sovranazionali affinché tali istanze siano inserite tra le priorità in agenda. A fronte di queste correnti di opinioni globali, le leadership politiche rimangono tuttavia circoscritte a livello nazionale. Da questa contraddizione ha origine un gap difficile da colmare. L’ospite d’onore dell’incontro era Parag Khanna, un giovane ricercatore statunitense che si occupa dei temi della governance mondiale. Khanna ha evidenziato come la globalizzazione non sia in realtà un fenomeno nuovo. E’ iniziata con i contatti aperti stabilmente da Marco Polo nell’alto medioevo, è proseguita con il colonialismo, con la rivoluzione industriale, con gli accordi post- bellici di Bretton Woods e del World Trade Organization; Oggi la globalizzazione è totale e coinvolge tutti. Ma, in questo nuovo quadro, il peso dell’Occidente è sempre meno preponderante nell’ambito dei processi globalizzati e, anche nell’improbabile eventualità che l’Occidente reagisca alla crisi in atto con misure di stampo protezionistico, la globalizzazione è un fenomeno che andrà inevitabilmente avanti. Ma Khanna crede poco all’effettiva introduzione di misure protezionistiche, in quanto è forte l’esigenza delle multinazionali occidentali, che già oggi producono una quota consistente dei propri ricavi all’estero, di espandere ulteriormente i loro commerci al di fuori del proprio Paese. Inoltre Khanna ha richiamato l’attenzione sull’importanza delle città nello sviluppo mondiale, osservando come esse siano il luogo eletto dell’innovazione e della produzione della ricchezza: le prime 40 città del mondo rappresentano il 25 percen to del PIL mondiale. Secondo Khanna, il mondo sarà sempre più organizzato per blocchi regionali, ognuno in contatto con tutti gli altri ed in ciascuno dei quali emergeranno Stati più rappresentativi. A questa multipolarità corrisponderà una nuova diplomazia, che nasce in primo luogo dal basso ed I cui protagonisti non saranno più unicamente gli Stati Nazionali, ma anche le big corporations”, le fondazioni ed i social networks. La visione di Khanna è stata solo parzialmente condivisa dagli altri partecipanti alla tavola rotonda. Secondo Marta Dassù, direttrice dell’Aspen Institute, è un fatto che gli Stati nazionali abbiano perso molto potere a favore del mercato, come testimoniano le paradossali riunioni del G8 o del G20, in cui i leader nazionali non riescono più a decidere nulla. Secondo la Dassù l’attuale modello di globalizzazione è in crisi sia perché poggia su squilibri globali, qua le ad esempio quello che contrappone Stati Uniti e Cina, e sia perché gli strumenti di governance globale si sono rivelati inadeguati. Una nuova governance non potrà tuttavia prescindere dalla cooperazione fra Cina ed America. In mancanza della quale, potremmo assistere ad una fase di crescente protezionismo, con tutte le conseguenze del caso. La Dassù ha inoltre posto il tema del rapporto tra politica e mercato. All’origine dello squilibrio a favore del mercato, secondo la Dassù vi è un problema di efficienza delle democrazie occidentali. I governanti nostrani, infatti, nel timore di non essere rieletti si dimostrano incapaci di prendere decisioni impopolari, pur se importanti e positive per il bene di tutta la collettività. Meglio sarebbe modificare le aspettative dei politici, consentendo loro di avere un tempo limitato per poter esercitare la loro azione di rappresentanza e di governo, e porre un limite temporale alla possibilità di ricandidarsi . In questo modo i leaders occidentali sarebbero in grado di agire per il bene della collettività e non solo per perseguire il proprio particulare. La Dassù ha poi evidenziato come le conseguenze di quella che si va configurando come la nuova governance europea una governance in cui i Paesi eccessivamente indebitati di fatto perdono parte della propria sovranità possano essere le derive populistiche o rivoluzionarie. Quindi, la ricetta per una nuova governance potrebbe essere costituita dall’azione di Stati responsabili, dopo aver definito nuove regole per rendere più efficienti le democrazie.In questo ambito dovrebbe essere impostata una nuova collaborazione fra Stato e mercato. Tra gli altri interventi, quello del professor Guerrieri che ha evidenziato come a suo avviso il mondo orizzontale non esiste. Anche in un mondo apparentemente orizzontale e con forti interdipendenze, vi sono delle gerarchie. Secondo Guerrieri, si può rappresentare il mondo come un oligopolio in cui la progressiva concentrazione del potere economico rappresenta una delle principali fonti di instabilità. La crisi non ha modificato le regole della finanza internazionale ma dalla crisi alcuni Stati sono usciti rafforzati ed altri indeboliti. Gli Stati Uniti, ad esempio, che storicamente hanno rappresentato il consumatore di ultima istanza, oggi non riescono ad assolvere più a tale compito. Se tutti i Paesi, infatti, ambiscono ad esportare più di quanto importino, si crea un macro-squilibrio a cui la nuova governance mondiale dovrà trovare una soluzione.

Alfonso Siano

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

3 thoughts on “Una nuova governance mondiale?

  1. Davvero aberrante l’ideologia sottesa a questi incontri, che immaginano di liquidare i residui di autodeterminazione e sovranità popolare curando i mali della globalizzazione con una maggiore globalizzazione, e ricercando una stabilizzazione e “normalizzazione” burocratica e neocapitalista del sistema attuale a fronte delle ribellioni popolari rispetto al fatto che il medesimo genera crisi e sperequazioni che non trovano alcuna giustificazione nei fondamentali dell’economia mondiale.

    1. La globalizzazione è un fenomeno che andrebbe avanti anche senza l’Occidente, visto il peso calante dei Paesi occidentali nella dinamica degli scambi commerciali e degli investimenti internazionali.

      In un tale scenario, l’obiettivo dell’incontro in parola era proprio quello di interrogarsi su come avvicinare la sovranità popolare ad una efficace governance mondiale ed europea.

  2. Tendo a pensare la tradizione socialista abbia più a che fare con l’indipendenza dei popoli e il principio di non ingerenza che hanno generato i risorgimenti europei e la decolonizzazione che con fantasie tecnocrato-catto-comuniste di governi mondiali, il cui prodotto ci stiamo in gradi diversi godendo tutti…

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