Il futuro della Libia

 

Abbattuta la tirannia di Gheddafi, inevitabile chiedersi in che direzione si muoverà la nuova Libia. Le risposte date da Mustafa Abdel Jalil – fino al febbraio del 2011 Ministro della Giustizia del Raìs ed oggi Presidente del Consiglio nazionale di transizione – non sono fra le più rassicuranti. Queste le sue testuali parole : “Non c’è alcun dubbio, la legge della nuova Libia renderà legale la possibilità per qualsiasi cittadino di avere sino a quattro mogli come permette il Corano. Ci adopereremo perché la Sharia diventi fonte primaria delle nuova Costituzione . Siamo uno Stato musulmano e non vedo che cosa ci sia di strano ”.

Consapevole che l’idea di fare della Sharia la legge fondamentale della nuova Libia evoca immediatamente il fantasma del fondamentalismo islamista , Jalil ha tenuto a fare questa precisazione: “Per rassicurare le paure dell’Occidente, voglio aggiungere che i Libici sono musulmani moderati. Non abbiamo nulla a che vedere con l’estremismo. Dunque anche la nostra interpretazione della Legge islamica sarà estremamente tollerante. Il mio riferimento alla Sharia non significa che noi aboliremo tutte le leggi , semplicemente cambieremo quelle che contraddicono l’Islam”.

Ma questa è esattamente ciò che hanno fatto Khomeini e i suoi diadochi: hanno proclamato che al di sopra di tutte le leggi umane e della stessa Costituzione c’era la Sharia , la Legge Divina basata sula Rivelazione. Essendo essa Kalam Allah – Parola di Dio –, non solo è immutabile; è anche al di fuori di una qualsiasi analisi critica. Sicché, per moderata che potrà essere l’interpretazione che ne verrà data da coloro che elaboreranno la nuovo Costituzione , la Sharia , una volta che sarà proclamata legge di Stato, renderà impossibile alla Libia imboccare la via della secolarizzazione , che della civiltà moderna è la base.

Di ciò si rese lucidamente conto Mustafa Kemal Ataruk. Egli desiderava fare della Turchia un Paese moderno , degno di far parte dell’Europa, e, precisamente per questo, dichiarò alto e forte che la Repubblica di cui egli era il fondatore sarebbe stata uno Stato laico, rispettoso dell’Islam, ma non sottomesso alla Sharia.

Altra è la via che Jalil propone al suo Paese : la via della teocrazia , centrata sul dominio esclusivo del Corano e dei Dottori della Legge Divina. Quella stessa che tutti i movimenti fondamentalisti del Dar al-Islam indicano come l’unica possibilità di salvezza per i musulmani. Con le conseguenze che conosciamo ormai da più di trent’anni. E che non sono benefiche né per gli Occidentali, né per gli stessi musulmani.

Luciano Pellicani

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