I frammenti del bipolarismo

 Domenica 23 ottobre due quotidiani hanno descritto la frantumazione partitica del nostro sistema: La Stampa ha mostrato la moltiplicazione dei partiti e partitini e il Corriere della Sera la suddivisione del PD per gruppi e correnti.

Ricordo che la Seconda Repubblica, secondo molti “illuminati”, doveva porre rimedio proprio alla frantumazione e al pluripartitismo del sistema politico della Prima. E per un pò sembrò che così stesse accadendo. Il bipolarismo se non il bipartitismo fu “aiutato” dalla riforma elettorale: prima il sistema maggioritario al 75% (e una quota, il 25, col proporzionale per un contentino a ciò che restava del vecchio) e poi il premio di maggioranza.

All’inizio sembrò che si andasse realmente verso il bipolarismo e la semplificazione: i partiti si ridussero a 5 (non conto per le sue dimensioni e la sua natura regionale il MPA di Lombardo): il partito di Berlusconi, la Lega, l’UDC, il PD e l’IDV. A sinistra, dichiarò Veltroni nella campagna elettorale del 2008, i 14 partiti si erano ridotti ad uno, il PD (lo ricorda La Stampa). Oggi i partiti sono 26 (senza contare i partiti non presenti in Parlamento: SEL, 5 stelle, radicali (ora nel gruppo PD), Federazione della sinistra) il PD è diviso in 17 correnti. I partiti, accompagnati dai politologi della II Repubblica, dovrebbero portare i libri nella cancelleria del Tribunale fallimentare.

Oltre al frazionismo del PD, le due testate non ci informano sul frazionismo del PDL: secondo i nostri calcoli le correnti sono 13. A destra, ma fuori del Parlamento, troviamo poi l’UDEUR-Popolari di Mastella e la Destra di Storace.

Anche la Lega – che sembrava un monolite celodurista- va verso le correnti: Bosi, Maroni, Tosi che forse non è maroniano ma solo tosiano.

In questo panorama vi è un elemento paradossale se non comico: molti “riformatori” bipolaristi sostengono che col referendum elettorale le cose cambieranno. Sono dei dissimulatori- per non dire di peggio- perchè (e loro lo sanno) il referendum con le sue numerose firme, ha dato espressione alla rabbia, alla volontà di ampie fasce della società di cambiare le cose (e meno male che questa volontà sia ancora viva!) – ma non produrrà alcun effetto concreto perchè la Corte lo dichiarerà inammissibile.

Vi sono segnali, anche fievoli, che lo sbriciolamento rappresenti un processo verso nuove aggregazioni? Forse sono miope, ma non ne vedo: al contrario, mi pare che la scomposizione sia totalmente dominata dalla logica del potere di contrattazione per fini personali e di gruppo. Se e quando Berlusconi, accogliendo il consiglio affettuoso di Barroso (“ma fa come Zapatero!!”) o del medico, si ritirerà o sarà vittima di una congiura (” tu quoque, Juli, fili mi!”) che cosa accadrà nel, del suo partito? Quante schegge conteremo dell’implosione?

Ahi, povera Italia “non donna di province, ma bordello”.

Giuseppe Tamburrano

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

3 thoughts on “I frammenti del bipolarismo

  1. Caro Giuseppe,
    concordo pienamente con la tua sottile analisi.
    Gli italiani non sono maturi per il bipolarismo, vogliono che ognuno possa esprimere il politico in cui riporre la propria fiducia o i propri ideali.
    La cosa che spero avvenga al più presto è l’implosiane del PDL, per un motivo semplice ed una mia ventennale speranza. Che tutti i socialisti sparsi nel mondo possano unirsi per un partito socialista di respiro europeo .
    Nino Cavaliere
    CGIL CAMPANIA

    Che tutti i socialisti facciano ritorno alla casa madre e che noi socialisti potremmo diventare il coagulo per un grande partito socialista europeo, dove possano confrontarsi ed arrivare ad una sintesi politica ed a un progranmma di rspiro

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