Il vertice europeo dello scorso fine settimana sembra aver ottenuto un primo risultato: l’accordo degli Stati membri affinche’ le banche esposte finanziariamente con la Grecia accettino una perdita sostanziale, anche fino al cinquanta o sessanta per cento del credito, per un importo di oltre 140miliardidieuro. E’ stato anche raggiunto l’accordo di compromesso su come le banche, una volta scontata la perdita, dovranno essere ricapitalizzate.
La Francia, alle prese con la crisi di Dexia e con il rischio di perdere la tripla “A”, chiedeva l’intervento del fondo di stabilita’ europeo (Fesf), sostenuta in questa proposta da Spagna e Belgio. La Germania non condivideva questa soluzione e desiderava che le banche fossero ricapitalizzate dai privati, soluzione piu’ credibile per i mercati finanziari, in quanto non gravante sulle gia’ stremate casse dei Paesi europei.
La soluzione di compromesso raggiunta prevede per la ricapitalizzazione delle banche l’intervento in primis dei privati, in secondo ordine degli Stati e, solo in ultima ratio, del fondo di stabilita’ europeo. L’accordo appare piu’ vicino alla proposta dalla Germania. Del resto i tedeschi avevano gia ottenuto che il Fondo di stabilita’ europea non avesse licenza bancaria e non si potesse rifinanziare presso la Banca Centrale Europea.
Se tale possibilita’ fosse stata concessa al Fesf, a farsi carico della ricapitalizzazione delle banche francesi e tedesche, le piu’ esposte nei confronti della Grecia, sarebbe stata di fatto la BCE stampando euro ed il costo sarebbe ricaduto sui cittadini europei in termini di maggiore inflazione e conseguente svalutazione dell’Euro. Una soluzione che la Germania non ha inteso perseguire, perche’ sembra che sia rimasta la sola a ritenere importante la missione originariamente affidata alla BCE e ferma nel principio di rafforzare contemporaneamente la credibilita’ della valuta europea.
Tuttavia il compromesso cosi’ raggiunto non ci pone al riparo dal rischio di ritrovarci con un Fondo di stabilita’ alimentato dagli Stati sovrani e poi utilizzato non solo per salvare i Paesi in difficolta’, in primis Grecia, Irlanda e Portogallo e per scongiurare il contagio all’Italia, ma anche per rifinanziare le banche francesi e tedesche, la cui crisi potrebbe contagiare i rispettivi Paesi. In questo contesto, in cui si richiede alle banche e quindi agli investitori privati di accettare una perdita sostanziale del proprio capitale ed ai contribuenti europei piu’ virtuosi di alimentare su basi solidaristiche il Fondo di stabilita’ europeo, sembra opportuno prevedere dei meccanismi che impediscano il “moral hazard” da parte dei cittadini europei meno virtuosi. Occorre trovare cioe’ delle regole che impediscano in futuro il perpetuarsi di comportamenti scorretti da parte di coloro che non hanno saputo gestire con equilibrio e responsabilità le finanze pubbliche. Si eviterebbe così che i fondi delle banche e di privati cittadini, finiscano in un pozzo senza fondo, per consentire di mantenere ai Paesi male amministrati un livello di benessere non piu’ sostenibile.
A tale proposito si potrebbero profilare due soluzioni. Innanzitutto, come per il privato cittadino, incapace di restituire un prestito, la banca fa valere l’ipoteca sulla casa, la vende e ne ricava un importo a parziale compensazione del credito, cosi’ le banche costrette a soggiacere al dictat europeo ,dovrebbero poter pretendere che una parte dei beni della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo, siano quanto meno posti sotto tutela e destinati nel tempo a rimborsare in parte le perdite subite.
La lista potrebbe comprendere le principali utilities dell’elettricita’ e dell’acqua , il patrimonio archeologico e naturale, come ad esempio le numerose isole greche che potrebbero assicurare un ritorno economico grazie allo sfruttamento dei flussi turistici e contribuire a ripagare in qualche decennio il debito contratto. Inoltre, e’ inevitabile che i Paesi che hanno mostrato inadeguatezza nel gestire le proprie finanze pubbliche abbiano un peso politico ridotto in sede europea.
L’Europa in cui gli Stati pesavano tutti allo stesso modo, o al limite in funzione della popolazione, e’ l’Europa della moneta unica ma non quella della fiscalita’ unica. Nel momento in cui si chiede al virtuoso cittadino tedesco di salvare con i propri risparmi il cittadino greco che per troppo tempo si e’ permesso un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilita’, non si puo’ non accettare una perdita di sovranita’ della Grecia a favore della Germania. Ecco perche’ e’ importante che l’Italia, che ha un’economia diversificata nonche’ i mezzi patrimoniali per far fronte alla crisi, trovi al piu’ presto al suo interno la forza politica per attuare tutte le riforme necessarie ad intraprendere un virtuoso cammino di crescita. Se sara’ in grado di farlo, avrà ancora speranze di restare nel gruppo di testa europeo.
Alfonso Siano