La città secolare dei socialisti

 Uno dei punti cardine del socialismo è da sempre la lotta per laicità degli Stati. Chi si è fregiato del nome “socialista”, non importa se utopico o pragmatico, riformista o rivoluzionario, ha cercato di realizzare una società nuova, di uomini liberi ed eguali, partendo invariabilmente dalla critica di ogni privilegio di casta. Non potevano dunque sfuggire alla critica le gerarchie ecclesiastiche, sempre tentate dall’esercizio diretto o indiretto del potere temporale, sempre orientate ad avere un posto privilegiato nella società. Nei discorsi dei teorici del socialismo, non di rado, la critica al clericalismo si è unita alla critica alla religione stessa, anche se il legame tra socialismo e ateismo non è altrettanto decisivo. Solo per fare qualche nome, troviamo questa critica alla religione, o almeno al clericalismo, in Robert Owen come in Pierre-Joseph Proudhon, in Karl Marx come in George Bernard Shaw, in Pietro Nenni come – per giungere ai giorni nostri – in José Luis Rodriguez Zapatero. Possiamo perciò affermare senza tema di smentita che, insieme al liberalismo, il socialismo è stato negli ultimi due secoli ed è ancora un potente fattore politico di secolarizzazione. Sicché, il cemento tra socialismo e liberalismo, in vista della creazione di una forza liberalsocialista, non può che essere il laicismo (come anche la breve esperienza della Rosa del Pugno ha dimostrato).

Il processo di secolarizzazione ha però una storia molto più lunga di quella del liberalismo e del socialismo. Una storia che può essere fatta risalire geneticamente al tardo Medioevo e che ci racconta in dettaglio Luciano Pellicani nel suo ultimo libro: Dalla Città sacra alla Città secolare (Rubbettino, 2011). Al centro della storia c’è la rinascita dell’homo naturalis del mondo pagano, fedele alla Terra, instancabilmente in cerca della felicità terrena, che si riconquista quello spazio di libertà che la società medievale cristiana gli aveva negato.

Il libro di Pellicani è importante non solo perché offre una dettagliata ricostruzione delle dinamiche che hanno portato alla nascita della Città secolare, ma anche e innanzitutto perché ribadisce con forza che la secolarizzazione è un fatto – e lo fa in polemica con le ultime tendenze revisioniste che vogliono addirittura negare l’esistenza di questo evento storico. L’Europa occidentale è infatti caratterizzata da «un novum molto appariscente: la sopravvenuta condizione di minoranza da parte dei cristiani, minoranza numerica di fronte a una gran massa di indifferenti e di agnostici rispetto alla fede» (E. Bianchi, Per un’etica condivisa, Einaudi, 2009). Nella sua ricerca, Pellicani corrobora questa tesi, sottolineando che «pochi dati sono più che sufficienti per evidenziare l’impressionante declino del cristianesimo. Negli ultimi decenni si è verificata quella che è stata chiamata la “grande emorragia”: il numero dei consacrati si è dimezzato e la loro età media supera i 60 anni. Tutti i macro-parametri indicano che l’onda lunga della secolarizzazione non ha risparmiato la società italiana. Uno fra tutti: l’Azione Cattolica ha perso un milione di soci e i 300 mila membri attuali sono in prevalenza ragazzini o bambini iscritti dai genitori. Ancora più vistoso il declino della pratica religiosa in Francia. Nella provincia è ormai impossibile andare a messa senza ricorrere all’automobile, poiché sul posto si trovano solo parrocchie sbarrate o abbandonate. La domenica, a Parigi, se il tempo è bello, coloro che si recano in chiesa non superano il 3% della popolazione. Secondo un sondaggio Csa del marzo 1997, il 51% dei giovani non crede in Dio e il 67% ritiene il cattolicesimo non adatto al mondo moderno; in aggiunta, solo il 12% prega e appena il 2% si confessa. In Germania, “la quota di cristiani battezzati ammonta complessivamente a circa il 64,5 % , nei nuovi Länder solo al 30% e se si considerano solo i bambini e i giovani in quelle zone si arriva al 15%”. Infine, in quasi tutti i Paesi postindustriali – dal Canada alla Svezia, dalla Gran Bretagna all’Australia – “i dati ufficiali delle chiese mostrano che dove un tempo gli individui si affollavano alle funzioni domenicali oggi i banchi sono quasi deserti”» (p. 38).

Ora, sentire parlare di “rivincita di Dio” o di “mito della secolarizzazione”, di fronte a questi dati, è a dir poco sorprendente.

Riccardo Campa

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi