Il socialismo europeo: i numeri della crisi

 Per ultima è arrivata la Spagna. Le amministrative di domenica scorsa hanno segnato una delle più pesanti sconfitte della storia per il PSOE: dal 35,3 del 2007 è crollato al 27,4, perdendo storiche roccaforti come Siviglia e Barcellona. Fine più ingloriosa per Zapatero, che ha già annunciato che non si ricandiderà alle politiche del prossimo anno, non poteva esserci. Ma il trend sembra essere, più o meno uguale, nel vecchio Continente. In Portogallo il governo di Josè Socrates è stato costretto a dimettersi per non essere riuscito a far approvare dal Parlamento forti misure di austerità: si voterà il 5 giugno prossimo è la coalizone di centrodestra è di dieci punti avanti nei sondaggi. E in Grecia il governo Papandreu affronta con enormi difficoltà quella che è la più grave delle crisi finanziarie europee.

Se in Gran Bretagna i primi passi di Ed Miliband non sembrano, secondo le fonti demoscospiche, convincere gli elettori, in Germania il declino di consensi della Merkel (in un paese che cresce a ritmi sconosciuti al resto d’Europa) non è accompagnato da una crescita né della Spd, né della Linke, bensi dall’incremento a due cifre dei Grünen (Verdi). In Francia i socialisti sembravano in rampa di lancio verso l’Eliseo con Strauss-Kahn, ma lo scandalo che ha tarpato le ali al Presidente del FMI, rimette tutto in discussione e dentro il PSF è riscoppiata la battaglia su chi (Hollande, Aubry, Royal?) sfiderà Sarkozy, con il serio rischio che per la seconda volta in un decennio una Le Pen vada al ballottaggio. In Austria il Partito della Libertà, isolazionista e xenofobo di Strache, erede di Haider, secondo i sondaggi è il primo partito, con i socialdemocratici fermi al 24%

E’ ancora più grave è la situazione in Scandinavia: quella che fu la patria di un modello sociale e politico che da sinistra si pensava di esportare in tutta Europa, vede i socialisti ovunque all’opposizione e l’affermarsi di una destra xenofoba e populista: ultimo esempio la Finlandia, dove i socialdemocratici hanno perso due punti e mezzo, scendendo al 19 %, stessa percentuale dei Veri Finlandesi che come condizione per entrare nel governo hanno chiesto che la Finlandia non contribuisca al salvataggio dei paesi comunitari in crisi (mentre in Danimarca la coalizione di centrodestra ha ratificato l’uscita da Schengen).

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Alfonso Isinelli

fondazione nenni

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