E’ il titolo del programma preparato e proposto da Turati alle forze democratiche dopo la guerra: un programma economico e sociale, ma anche etico e civile. L’appello non fu raccolto né da chi voleva “fare come in Russia”, né da chi rimpiangeva Roma sede del Papato. E prevalse la violenza per “disfare l’Italia”.
Non usciamo da una guerra, ma – forse peggio- viviamo un’epoca di disfacimento politico e morale. Non c’è un Turati ad ammonirci e proporre riforme – Napolitano si prodiga ma… “non può” – e non ci sono le forze per il processo di rinnovamento: necessario ed urgente. L’Italia è economicamente sempre più debole e socialmente sempre più ingiusta: e l’ancoraggio europeo è sentito più una palla di piombo che come le ali di una grande unione. Il detto di Renan: “Lo Stato è fondato sull’idem sentire de Repubblica” oggi si traduce: lo Stato è fondato sull’indifferenza dei cittadini i quali specie in alto non credono e non praticano la moralità pubblica, ma si fanno i fatti propri, eludendo, evadendo, violando le leggi. Le istituzioni sono “in armi”, arroccate in “conflitti di attribuzione” che ne erodono la sintonia. Nella mischia non ci sono solo le forze politiche, ma anche la magistratura, una parte della quale è politicizzata e non da oggi. E’ morta la politica, agonizza lo stato democratico. E gli “antichi valori”non sono più neanche ingredienti di demagogia. Dilagano corruzione e volgarità, intrighi, imbrogli e ladrocinio; prepotenze, arbitrii, favoritismi.
Si dice che alla crisi vi è sempre uno sbocco perchè la politica horrit vacuum. Ma fin ora l’unica soluzione l’ha proposta Asor Rosa che vorrebbe mandare i carabinieri ad arrestare Berlusconi.
E se scendiamo dalla grande scena sul teatrino della politica, troviamo un groviglio di piccole tattiche senza prospettive: Berlusconi cade, Berlusconi arriva al 2013, Berlusconi si ricandida; no, Berlusconi candida Alfano; no, Alfano ricandida Berlusconi; vince di nuovo Berlusconi; no, vince l’opposizione; no, vince il terzo polo dopo scomposizioni negli schieramenti maggiori e ricomposizioni. Berlusconi va al Quirinale; arriva il salvatore Montezemolo: prima è sceso un capitano d’affari, ora ne scende in campo un altro. Meno male che quell’altro capitano – il più bravo- Marchionne si occupa solo di auto e soldi.
Ecco la nostra ambizione: esplorare il mondo nuovo, rifare la politica con la cultura. Utopisti? Sì, ma l’utopia (“madre del vero”) domani sarà realismo.
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